Ad un certo punto mi interessai dei margini. Non che ora mi sia dimenticato, anzi. Il margine è un limite reale che prende corpo quando lo affronti sia con il segno sia nel reale costruito. Non sai mai cosa nasconda al di là. I margini sono il limbo dell’architettura, se spingi possono essere superati, devi solo superare la paura dell’incognito. In questa importante ricerca, a New York, incontrai una mostra che mi fece conoscere Gordon Matta-Clark, un architetto che fece della sua passione sia per la cucina (nel senso di cibo) sia della non architettura (anarchitetc) il registro formale del suo essere artista. La sua ricerca sui non luoghi (fino all’entropia dei luoghi) sfociano in quella che rappresenta (per me almeno lo è stato) lo spunto del “margine” non costruito dello spazio urbano: compra e diventa proprietario di numerosi pezzetti di terreno tra edifici, scarti inutilizzati, strisce di terra di risulta, fazzoletti lasciati all’abbandono, li compra come gesto artistico per farne poi una mostra che assieme ai tagli e aperture di bucature in edifici riescono a definire nuove visioni urbane.
Gordon Matta-Clark,Conical Intersect, 1975, black-and-white photograph, 42 x 42″. © Estate of Gordon Matta-Clark.
materiali “marginali” opera di Matteo Brozzi all’interno di onofia